A Kathmandu
(Nepal) esiste un posto dove un tempo i pellegrini arrivavano
percorrendo l'antico cammino fatto costruire da un re della dinastia
Malla e, sostavano in un "dharamsala" (luogo di riposo) trovando rifugio
anche per le vacche sacre che stavano per morire.
Sulle rive del sacro fiume Bagmati (nato dalla bocca di Shiva) scorrono la vita e la morte, intrecciate da un unico elemento: l'acqua grigiastra che trascina pigramente gli scarichi della città e le ceneri dei morti.
Da un lato la zona sacra del tempio induista, dall'altro le piccole cappelle dove vivono i "sadhu", gli asceti, assieme alle scimmie ed ai cani randagi e dove ogni giono la gente assiste ai riti della cremazione.
La cerimonia della cremazione segue un rituale preciso, scandito da gesti antichi dove l'acqua, il fuoco ed i fiori assumono un significato di purificazione; l'atmosfera non è triste, attorno alle pire che bruciano c'è la vita in fermento.
Il Bagmati accoglie i fedeli intenti alle loro abluzioni purificatrici nelle stesse acque dove vengono gettate le ceneri dei defunti e dove mani affamate affondano per cercare una moneta o qualche altro piccolo tesoro, nella più assoluta normalità.
I mendicanti chiedono l'elemosina, le donne vendono collane di fiori ed incensi, le scimmie saltano da un "ghat" all'altro, i cani si abbeverano e le mucche pascolano pacifiche, nella più assoluta normalità.
Due edifici, l'uno accanto all'altro accolgono i defunti, le persone anziane ed i malati alla fine dei loro giorni terreni, nella più assoluta normalità.
Questo posto è Pashupatinath dove, sulle rive di un fiume fangoso, un anello simbolico unisce la vita: qui si muore, ma da qui - da queste ceneri - si inizia un nuovo eterno cammino.
Sulle rive del sacro fiume Bagmati (nato dalla bocca di Shiva) scorrono la vita e la morte, intrecciate da un unico elemento: l'acqua grigiastra che trascina pigramente gli scarichi della città e le ceneri dei morti.
Da un lato la zona sacra del tempio induista, dall'altro le piccole cappelle dove vivono i "sadhu", gli asceti, assieme alle scimmie ed ai cani randagi e dove ogni giono la gente assiste ai riti della cremazione.
La cerimonia della cremazione segue un rituale preciso, scandito da gesti antichi dove l'acqua, il fuoco ed i fiori assumono un significato di purificazione; l'atmosfera non è triste, attorno alle pire che bruciano c'è la vita in fermento.
Il Bagmati accoglie i fedeli intenti alle loro abluzioni purificatrici nelle stesse acque dove vengono gettate le ceneri dei defunti e dove mani affamate affondano per cercare una moneta o qualche altro piccolo tesoro, nella più assoluta normalità.
I mendicanti chiedono l'elemosina, le donne vendono collane di fiori ed incensi, le scimmie saltano da un "ghat" all'altro, i cani si abbeverano e le mucche pascolano pacifiche, nella più assoluta normalità.
Due edifici, l'uno accanto all'altro accolgono i defunti, le persone anziane ed i malati alla fine dei loro giorni terreni, nella più assoluta normalità.
Questo posto è Pashupatinath dove, sulle rive di un fiume fangoso, un anello simbolico unisce la vita: qui si muore, ma da qui - da queste ceneri - si inizia un nuovo eterno cammino.